Titolo: La dama e l'unicorno
Autore: Tracy Chevalier
Editore: Neri Pozza
Pagine: 286
ISBN: 9788873059363
È un giorno della Quaresima del 1490 a Parigi, un giorno davvero particolare per Nicolas des Innocents, pittore di insegne e miniaturista conosciuto a corte per la sua mano ferma nel dipingere volti grandi come un'unghia, e al Coq d'Or e nelle altre taverne al di qua della Senna per la sua mano lesta con le servette di bell'aspetto. Jean Le Viste, il signore dagli occhi come lame di coltello, il gentiluomo le cui insegne sono ovunque tra i campi e gli acquitrini di Saint-Germain-des-Prés, proprio come lo sterco dei cavalli, l'ha invitato nella Grande Salle della sua casa al di là della Senna e in quella sala disadorna, nonostante il soffitto a cassettoni finemente intagliato, gli ha commissionato non stemmi imponenti o vetrate colorate o miniature delicate ma arazzi per coprire tutte le pareti. Arazzi immensi che raffigurino la battaglia di Nancy, con cavalli intrecciati a braccia e gambe umane, picche, spade, scudi e sangue a profusione. Una commissione da parte di Jean Le Viste significa cibo sulla tavola per settimane e notti di bagordi al Coq d'Or, e Nicolas, che può resistere a tutto fuorché alle delizie della vita, non ha esitato un istante ad accettare. Non ha esitato, però, nemmeno ad annuire davanti alla proposta di Geneviève de Nanterre, moglie di Jean Le Viste e signora di quella casa.
Ciò che ho apprezzato di più di questo libro, come già accaduto con "La ragazza con l'orecchino di perla", è stata l'idea di costruire la storia attorno al ciclo di arazzi che danno il titolo all'opera e che, ovviamente, sono andata a cercare online!
Tuttavia la trama mi è sembrata poco intrigante e da un libro del genere mi sarei aspettata un maggiore coinvolgimento. Infatti, andando avanti tra le pagine, ho avuto la sensazione che mancasse qualcosa e che molti aspetti sarebbero potuti essere approfonditi maggiormente. Inoltre, quelli che dovrebbero essere dei colpi di scena sono piatti e poco avvincenti.
Mi è invece piaciuta molto l'ambientazione storica, così come ho trovato interessanti le parti descrittive, soprattutto quelle riguardanti la scene svolte nel laboratorio del lissier, dove vengono svelati dettagli e tecniche della tessitura.
I personaggi sono ben caratterizzati, soprattutto grazie all'alternanza di capitoli raccontati in prima persona da sette diverse figure. Nicolas, però, il pittore attorno a cui ruota tutta la vicenda, mi è stato antipatico fin dal principio e non è riuscito a redimersi nonostante il suo gesto di compassione nei confronti di Aliénor. Tra le protagoniste femminili è proprio lei, insieme alla madre, colei che ho apprezzato di più, preferendo in generale la narrazione svolta a Bruxelles rispetto a Parigi.
Voto: 3,5/5
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