Titolo: Accabadora
Autore: Michela Murgia
Editore: Einaudi
Pagine: 166
ISBN: 9788806221898
Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.
Un romanzo breve ma intenso che racconta, attraverso la storia di Maria e Bonaria, uno dei mestieri più antichi della Sardegna, dagli aspetti indubbiamente controversi ma dai riscontri estremamente attuali.
L'accabadora che dà il titolo al libro, infatti, è letteralmente l'ultima madre, colei che accompagna nelle braccia della morte. Questa funzione è descritta in modo superbo, senza entrare nel merito ma riconoscendo a questa figura dignità e rispetto. Personalmente non conoscevo questa tradizione ma apprezzo sempre quando scopro nuove usanze, soprattutto se ciò accade attraverso i romanzi.
Anche il personaggio di Maria è ben caratterizzato, soprattutto in relazione al suo doloroso e controverso rapporto con le due madri. L'analisi psicologica di una ragazza che prima viene ceduta volontariamente alla sarta e poi viene nuovamente tradita dalla scoperta della vera natura della donna è sottile ma ben sviluppata.
A fianco della vicenda principale nell'opera troviamo anche molti altri elementi che trasmettono un quadro completo ed esaustivo di un paese rurale sardo degli anni Cinquanta e dei suoi costumi. Il fortissimo legame con le origini emerge da ogni pagina, soprattutto quando tutto ciò viene paragonato a Torino. La contrapposizione tra passato e presente qui si rafforza, per arrivare a un finale estremamente toccante, portatore di un messaggio di profonda empatia e dolcezza.
Voto: 4,5/5
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