Titolo: Sei casi al BarLume
Autore: Marco Malvaldi
Editore: Sellerio Editore Palermo
Pagine: 256
ISBN: 9788838935701
Questi sei racconti, con protagonisti i quattro vecchietti del BarLume e il barrista Massimo, sono stati pubblicati per la prima volta in diverse antologie poliziesche di questa casa editrice, a partire da "Un Natale in giallo" del 2011. Nell'inedita prefazione, a sua volta una sorta di racconto tra i racconti, l'autore, informando della genesi dei personaggi e delle situazioni, ricorda cose della sua gente e dei suoi luoghi così cariche di stranezze di paradosso e di umorismo naturale che si stenta a credere che non siano opera di finzione. "Poco di quello che esce dalla bocca di nonno Ampelio è inventato". Dunque le irriverenze, i giochi geniali di parole, le "sudicerie" oltre il politicamente corretto, il cinismo miscredente, gli strani figuri che si affacciano al bancone del bar, insomma: il clima irresistibilmente anarchico del paesino toscano di Pineta che tanto profuma di antica libertà municipale, viene tutto da un vissuto. Un vissuto messo in scena poi dalla pura arte dell'intrattenimento letterario di Marco Malvaldi. "Arte di non inventarsi nulla" la definisce l'autore: ed essa spiega bene perché i vecchietti del BarLume buchino la pagina. Ma lo spiega anche un'altra qualità: nelle storie del Bar-Lume troviamo rappresentata e tramandata, con consapevolezza antropologica ma voltata al comico della commedia dell'arte, una radicata civiltà locale, una forma di vita popolare, come una delle tante tessere che compongono il mosaico dell'identità degli italiani.
Negli ultimi anni ho letto molti romanzi di Malvaldi ma sono ferma ai primi due volumi della saga del BarLume che, tuttavia, ho trovato simpatici. Questa raccolta mi ha incuriosita parecchio e sono contenta di averle dato una chance!
Nel complesso l'opera mi è piaciuta e la suddivisione in racconti ha reso il testo scorrevolissimo e veloce da terminare.
Dopo un capitolo introduttivo, le sei storie hanno tutte come protagonisti principali Massimo il "barrista" e i quattro arzilli investigatori ultrasettantenni che si trovano alle prese con eventi apparentemente irrisolvibili. Nella maggior parte dei casi ho apprezzato lo svolgimento della vicenda e la spiegazione data per arrivare alla soluzione, solamente in "Aria di montagna" mi è sembrato tutto eccessivo.
Mi è piaciuta anche l'idea di seguire una linea temporale precisa nello scorrere degli episodi, come ad esempio avviene con l'avvicendarsi dei due commissari Fusco e Martelli tra "Azione e reazione" e "La tombola dei troiai" e con l'intenzione di un rapporto più intimo con Alice nel successivo "Costumi di tutto il mondo".
Simpaticissimo l'utilizzo del dialetto toscano e dei suoi intercalari, perfettamente reso su carta e semplice da figurarsi nella mente.
Sicuramente questa lettura mi ha fatto tornare la voglia di riprendere la serie e scoprire nuove avventure di questo strampalato gruppo di detective!
Voto: 4,5/5
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questa raccolta mi manca! io adoro i vecchietti del bar lume!!!!!
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