Titolo: Quel che affidiamo al vento
Autore: Laura Imai Messina
Editore: Piemme
Pagine: 256
ISBN: 9788856674637
Sul fianco scosceso di Kujira-yama, la Montagna della Balena, si spalanca un immenso giardino chiamato Bell Gardia. In mezzo è installata una cabina, al cui interno riposa un telefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone vi convogliano ogni anno migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con chi è nell'aldilà. Quando su quella zona si abbatte un uragano di immane violenza, da lontano accorre una donna, pronta a proteggere il giardino a costo della sua vita. Si chiama Yui, ha trent'anni e una data separa quella che era da quella che è: 11 marzo 2011. Quel giorno lo tsunami spazzò via il paese in cui abitava, inghiottì la madre e la figlia, le sottrasse la gioia di essere al mondo. Venuta per caso a conoscenza di quel luogo surreale, Yui va a visitarlo e a Bell Gardia incontra Takeshi, un medico che vive a Tokyo e ha una bimba di quattro anni, muta dal giorno in cui è morta la madre. Per rimarginare la vita serve coraggio, fortuna e un luogo comune in cui dipanare il racconto prudente di sé. E ora che quel luogo prezioso rischia di esserle portato via dall'uragano, Yui decide di affrontare il vento, quello che scuote la terra così come quello che solleva le voci di chi non c'è più. E poi? E poi Yui lo avrebbe presto scoperto. Che è un vero miracolo l'amore. Anche il secondo, anche quello che arriva per sbaglio. Perché quando nessuno si attende il miracolo, il miracolo avviene. Laura Imai Messina ci conduce in un luogo realmente esistente nel nord-est del Giappone, toccando con delicatezza la tragedia dello tsunami del 2011, e consegnandoci un mondo fragile ma denso di speranza, una storia di resilienza la cui più grande magia risiede nella realtà.
Quello che mi ha colpita di più di questo libro è stata la delicatezza con la quale l'autrice è riuscita a descrivere il grandissimo dolore del lutto, analizzandolo da diversi punti di vista ma rimanendo sempre rispettosa e mai invadente.
Quello che mi ha colpita di più di questo libro è stata la delicatezza con la quale l'autrice è riuscita a descrivere il grandissimo dolore del lutto, analizzandolo da diversi punti di vista ma rimanendo sempre rispettosa e mai invadente.
Mi è piaciuta molto l'idea di raccontare fatti reali romanzandoli, personalmente non conoscevo il telefono del vento e la sua leggenda mi ha fatto molta tenerezza. Nel testo esso è stato spunto per trattare diversi argomenti e introdurre personaggi che, nella loro semplicità, riescono a creare un bellissimo racconto corale.
Purtroppo la storia personale dei due protagonisti, per quanto intrigante, mi è sembrata prevedibile fin dalle prime battute e scontata soprattutto nel finale. Nonostante questa scia romantica tenda a rimanere sempre un po' in secondo piano rispetto alla trama principale, nel complesso è stato un elemento che non mi ha convinta appieno.
Ho invece apprezzato la meticolosità con la quale è stata analizzata la cultura giapponese, fatta di tradizioni molto diverse dalle nostre che sono state riportate con attenzione e grande coinvolgimento, rendendo l'opera perfetta sotto questo aspetto.
Voto: 4/5
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