Titolo: L'Arminuta
Autore: Donatella Di Pietrantonio
Editore: Einaudi
Pagine: 176
ISBN: 9788806239848
Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con "L'Arminuta" fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche più care, l'affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c'è Adriana, che condivide il letto con lei. E c'è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L'accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell'Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
Tra le sue pagine questo libro racchiude tanti anni di saggezza popolare, raccontando le contraddizioni e le radici di una regione spesso in ombra, la mia, attraverso gli occhi di una ragazzina adolescente.
La vicenda dell'Arminuta è bella e a tratti dolorosa, il lettore cresce al suo fianco e impara ad adattarsi a una vita nuova che stravolge il passato e lo riporta a galla.
Ho trovato particolarmente indicativo ed evocativo il fatto che proprio gli elementi fondamentali di tutta la storia, cioè la protagonista e i paesi, rimangano senza nome. L'ambientazione imprime infatti un'impronta fortissima in tutta la trama e la contrapposizione tra montagna e mare, sinonimi di diverse culture, non è poi così dissimile da quanto accade ancora oggi in molte piccole frazioni dei paesi di montagna che l'autrice conosce bene, essendoci nata.
Sicuramente l'essere abruzzese mi ha aiutata ad apprezzare ancora di più quest'opera: le innumerevoli espressioni dialettali inserite nel corso dei capitoli e nello titolo stesso, hanno assunto un ruolo importante nella narrazione e il comprenderli fino a in fondo, andando oltre quello che il semplice termine possa significare, è stato un valore aggiunto dato al testo.
Voto: 4,5/5
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