Titolo: Tre gocce d'acqua
Autore: Valentina D'Urbano
Editore: Mondadori
Pagine: 372
ISBN: 9788804737971
Celeste e Nadir non sono fratelli, non sono nemmeno parenti, non hanno una goccia di sangue in comune, eppure sono i due punti estremi di un'equazione che li lega indissolubilmente. A tenerli uniti è Pietro, fratello dell'una da parte di padre e dell'altro da parte di madre. Pietro, più grande di loro di quasi dieci anni, si divide tra le due famiglie ed entrambi i fratellini stravedono per lui. Celeste è con lui quando cade per la prima volta e, con un innocuo saltello dallo scivolo, si frattura un piede. Pochi mesi dopo è la volta di due dita, e poi di un polso. A otto anni scopre così di avere una rara malattia genetica che rende le sue ossa fragili come vetro: un piccolo urto, uno spigolo, persino un abbraccio troppo stretto sono sufficienti a spezzarla. Ma a sconvolgere la sua infanzia sta per arrivare una seconda calamità: l'incontro con Nadir, il fratello di suo fratello, che finora per lei è stato solo un nome, uno sconosciuto. Nadir è brutto, ruvido, indomabile, ha durezze che sembrano fatte apposta per ferirla. Tra i due bambini si scatena una gelosia feroce, una gara selvaggia per conquistare l'amore del fratello, che preso com'è dai suoi studi e dalla politica riserva loro un affetto distratto. Celeste capisce subito che Nadir è una minaccia, ma non può immaginare che quell'ostilità, crescendo, si trasformerà in una strana forma di attrazione e dipendenza reciproca, un legame vischioso e inconfessabile che dominerà le loro vite per i venticinque anni successivi. E quando Pietro, il loro primo amore, l'asse attorno a cui le loro vite continuano a ruotare, parte per uno dei suoi viaggi in Siria e scompare, la precaria architettura del loro rapporto rischia di crollare una volta per tutte. Al suo settimo romanzo, Valentina D'Urbano si conferma un talento purissimo e plastico, capace di calare i suoi personaggi in un'attualità complessa e contraddittoria, di indagare la fragilità e la resilienza dei corpi e l'invincibilità di certi legami, talmente speciali e clandestini da sfuggire a ogni definizione. Come quello tra Celeste e Nadir, che per la lingua italiana non sono niente, eppure in questa storia sono tutto.
I romanzi di questa autrice hanno sempre un impatto emotivo fortissimo poiché riesce a plasmare dei personaggi dalle caratteristiche peculiari e crea dei rapporti tra loro intensi e spesso malati, che tuttavia riescono a catturare l'attenzione del lettore e lo immergono totalmente nelle loro vite.
I tre protagonisti sono molto diversi tra loro e sono descritti in modo superbo: ognuno di essi ha qualità e difetti propri che sembrano renderlo incompatibile con gli altri ma che, in realtà, lo inseriscono in un grande quadro armonico.
Mi è piaciuto molto come l'attualità sia stata ben integrata nella trama principale, cioè quella di Roma. I problemi del Medio Oriente rimangono costantemente sullo sfondo in modo quasi invisibile ma si insinuano nel presente attraverso i ricordi.
Un altro argomento che mi ha colpita è stato sicuramente la patologia di Celeste che rende le sue ossa fragili e condiziona la sua vita. Ho apprezzato come la ragazza riesca a reagire a tutto ciò ma si mostri poi debole in altri ambiti.
Voto: 4/5
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