Autore: Dmitry Glukhovsky
Editore: MPlayer Edizioni
Pagine: 779
ISBN: 9788863550979
L'anno è il 2033. Il mondo è ridotto ad un cumulo di macerie. L'umanità è vicina all'estinzione. Le città mezze distrutte sono diventate inagibili a causa delle radiazioni. Al di fuori dei loro confini, si dice, solo deserti e foreste bruciate. I sopravvissuti ancora narrano la passata grandezza dell'umanità. Ma gli ultimi barlumi della civiltà fanno già parte di una memoria lontana, a cavallo tra realtà e mito. L'uomo è stato sostituito da altre forme di vita, mutate dalle radiazioni e più idonee a vivere nella nuova arida terra. Il tempo dell'uomo è finito. Poche migliaia di esseri umani sopravvivono ignorando il destino degli altri. Vivono nella metropolitana di Mosca, la più grande del mondo. È l'ultimo rifugio dell'umanità. Le stazioni sono diventate dei piccoli stati, la gente riunita sotto idee, religioni, filtri dell'acqua o semplicemente per difendersi. È un mondo senza domani, senza spazio per sogni, piani e speranze. I sentimenti hanno lasciato spazio all'istinto di sopravvivenza, ad ogni costo. VDNKh è la stazione più a nord, una volta la più bella e più grande. Oggi la più sicura. Ma oggi una nuova minaccia si affaccia all'orizzonte. Artyom, un giovane abitante di VDNKh, è il prescelto per addentrarsi nel cuore della metro, fino alla leggendaria Polis, per avvisare tutti dell'imminente pericolo e ottenere aiuto. È lui ad avere le chiavi del futuro nelle sue mani, dell'intera metro e probabilmente dell'intera umanità.
Leggere questo romanzo è stata per me una vera e propria sfida, sia per quanto riguarda il numero delle pagine che per l'argomento trattato, molto lontano dai miei generi preferiti e sicuramente non leggero. Non nascondo quindi che, soprattutto all'inizio, non è stato affatto semplice entrare nell'ottica di quanto avevo davanti e riuscire a prendere il ritmo giusto. Non hanno contribuito alla velocità della narrazione nemmeno i tanti nomi di posti e personaggi russi, difficili sia da leggere che da ricordare.
Leggere questo romanzo è stata per me una vera e propria sfida, sia per quanto riguarda il numero delle pagine che per l'argomento trattato, molto lontano dai miei generi preferiti e sicuramente non leggero. Non nascondo quindi che, soprattutto all'inizio, non è stato affatto semplice entrare nell'ottica di quanto avevo davanti e riuscire a prendere il ritmo giusto. Non hanno contribuito alla velocità della narrazione nemmeno i tanti nomi di posti e personaggi russi, difficili sia da leggere che da ricordare.
Tuttavia la storia, per quanto lontana dalle mie corde, una volta ingranata non mi è dispiaciuta, rivelando un'opera indubbiamente originale e particolare nella sua struttura e negli espedienti usati dall'autore per portare la distopia e la fantascienza quanto più vicine a luoghi e situazioni reali. Andando avanti nelle pagine ho imparato ad apprezzare il protagonista Artyom e le sua impresa, inoltre le stranezze incontrate nel suo viaggio, che si rivela fisico ma soprattutto psicologico e di crescita personale, mi sono sembrate così più facili da interpretare e accettare.
Il finale è inaspettato e sinceramente mi ha lasciata un po' interdetta, il colpo di scena che Glukhovsky ha voluto inserire e che stravolge, a posteriori, molti degli avvenimenti incontrati nella trama, con me è riuscito nel suo intento.
Voto: 3,5/5
Challenge Jukebook 2.0: leggi un libro ambientato nel futuro
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