mercoledì 21 dicembre 2016

[Libri] Pista nera di Antonio Manzini




Titolo: Pista nera
Autore: Antonio Manzini
Editore: Sellerio
Formato: Paperback
Pagine: 275
ISBN-10: 8838929092
ISBN-13: 9788838929090

«Rocco Schiavone era stato assegnato ad Aosta da settembre, dal commissariato Cristoforo Colombo di Roma. E dopo quattro mesi tutto quello che conosceva del territorio di Aosta e provincia era casa sua, la Questura, la Procura e l'Osteria degli artisti». Un vicequestore nato e cresciuto a Trastevere, che odia lo sci, le montagne, la neve e il freddo. Possiede solo scarpe Clarks, disprezza ogni tipo di abbigliamento invernale. In tutta la vita, il massimo dell'altitudine che ha raggiunto sono i 137 metri di Monte Mario, il punto più alto della sua città natale. Schiavone ha combinato qualcosa di grosso per meritare un esilio come questo, ma non è il problema peggiore. A Champoluc è stato rinvenuto un cadavere, sotto i cingoli di un gatto delle nevi. E Schiavone si deve mettere al lavoro. A febbraio, con la neve, con il gelo. A 1.500 metri sul livello del mare. «Roba da matti!». Nonostante tutto Rocco si mette in azione. Tra piste, rifugi, funivie, maestri di sci, guide alpine, grolle e grappe al ginepro. Per fortuna c'è qualche bella donna su cui fermare lo sguardo. Ma la nostalgia è dietro l'angolo, e Schiavone con la testa è sempre lì. «A Roma di questi tempi fa freddo, ma spesso c'è la tramontana che spazza via le nuvole. E allora c'è il sole. E fa freddo. La città è rossa e arancione, il cielo azzurro ed è bello camminare per le strade sui sampietrini. Escono fuori tutti i colori, quando c'è la tramontana. Come uno straccio che toglie la polvere accumulata su un quadro antico...». Non sarà facile, la vita tra le montagne. Soprattutto quando c'è un morto di mezzo...


Ho trovato questo libro molto particolare, ha avuto la capacità - che poche opere hanno - di farmi cambiare spesso idea sul fatto di piacermi o meno e per questo merita sicuramente una menzione d'onore.
Partiamo dal negativo: mi è risultato molto antipatico il modo in cui l'autore, attraverso i pensieri e le parole del protagonista, descrive i colleghi del vicequestore, li ho trovati troppo stereotipati, un po' troppo sullo stile del poliziotto che non capisce le battute e si fa rigirare dagli altri. Non ho gradito, allo stesso modo, la facilità con la quale Italo si lascia coinvolgere in affari loschi e la mancanza assoluta di rimorso o dubbi in merito.
L'indagine mi è sembrata debole, personalmente ho avuto subito la sensazione di aver individuato il colpevole del delitto, grazie a numerosi indizi forniti in molti punti della narrazione, sin dalle prime pagine e alla fine ho avuto la conferma. Non mi è chiaro se ciò sia voluto o meno dall'autore, comunque avrei apprezzato più suspense.
Venendo alla parte più interessante del libro, ho avuto il piacere di conoscere Rocco Schiavone, un personaggio molto particolare che, confesso, per buona parte del romanzo non mi è proprio piaciuto. L'ho trovato presuntuoso e maleducato, incarna le peggiori caratteristiche che spesso vengono attribuiti ai commissari e agli investigatori nei romanzi di genere. Ad un certo punto, però - e chi ha letto il libro sa esattamente di cosa parlo - le cose sono cambiate radicalmente, e ho iniziato a vedere tutto sotto un'altra luce, ho fatto due più due e ripensato a quello che ho trovato scritto pagine dietro. Mi sono sentita quasi in colpa per aver giudicato senza sapere, ho avuto la sensazione di aver ricevuto quasi una lezione di vita. Ho chiuso il libro con dei dubbi in testa e penso che l'unico modo per risolverli sia andare avanti con gli altri romanzi della serie!
Voto: 3,5/5.

Partecipo a:
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