domenica 10 marzo 2019

[Libri] Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson




Titolo: Abbiamo sempre vissuto nel castello
Autore: Shirley Jackson
Editore: Adelphi
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 182
ISBN: 9788845923661

"A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce"; con questa dedica si apre "L'incendiaria" di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i "brividi silenziosi e cumulativi" che - per usare le parole di un'ammiratrice, Dorothy Parker abbiamo provato leggendo "La lotteria". Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male - un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai 'cattivi', ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.


La sensazione principale che ho provato leggendo questo romanzo, che mi è rimasta una volta terminato, è sicuramente quella di inquietudine.
L'autrice è bravissima nel creare, pagina dopo pagina, un crescente senso di angoscia, nonostante i temi narrati abbiamo, a prima vista, ben poco di pauroso e, anzi, spesso virino verso l'ironia. È proprio questa sensazione latente di follia nascosta dietro un'apparente normalità che mi ha sconcertata maggiormente: presi singolarmente, i piccoli gesti fuori dal comune della protagonista Merricat sembrano di poco conto, ma ci si accorge ben presto che celano una mente particolare che tenta di ingannare il lettore e spesso ci riesce, mettendo continuamente in discussione quello che si ha davanti.
Ammetto che il mio interesse è cresciuto andando avanti, all'inizio la storia non mi ha coinvolta molto ma, via via, mi sono sorte delle domande che mi hanno spinta a immergermi totalmente nella trama e, complici il numero di pagine contenuto e qualche ora libera, a terminare l'opera velocemente. La questione principale, infatti, non è stata lo scoprire il nome dell'assassino, che ho intuito facilmente e non mi ha stupita, ma altri dettagli che mettono in dubbio tutte le azioni compiute e, ahimè, non trovano risposta nel finale, un'astuzia voluta e cercata che, in realtà, non sminuisce il libro ma, se possibile, me l'ha fatto apprezzare ancora di più. 
Voto: 4/5

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