Titolo: Un terremoto a Borgo Propizio
Autore: Loredana Limone
Editore: TEA
Formato: Brossura
Pagine: 388
ISBN: 9788850243273
A Borgo Propizio va in scena la vita che, si sa, è fatta di cose belle e di cose brutte. Cose belle, il borgo ne ha tante da sfoggiare da quando è risorto a nuova vita, con il Castelluccio restaurato e le imbellettate case del contado, ora affacciate sull'elegante pavé a coda di pavone della piazza del Municipio, e con l'elettrizzante fermento culturale che si respira già fuori della cinta muraria. Ma un giorno qualcosa di molto brutto, un violento sisma, arriva inclemente a distruggere ampia parte del centro storico, gettando nella disperazione i propiziesi che tanto amano il loro paese. Felice Rondinella, appassionato sindaco, vive l'immane disastro come un fallimento personale, e Padre Tobia si sente troppo stanco per portare il peso della croce. Perché non si tratta solo del terremoto: al borgo i peccati sono diventati incontenibili... Non si capisce più nulla, tutto è sottosopra. L'unico fatto certo è che il professor tranquillo Conforti, trovato a terra nelle Viottola Scura, non ha avuto un infarto mentre scappava, spaventato dalle scosse, ma è stato ucciso. Un assassino a Borgo Propizio? La faccenda si complica...
Dopo qualche tempo mi è piaciuto molto tornare a Borgo Propizio e immergermi nuovamente nelle avventure dei personaggi che ho imparato ad amare nei due precedenti volumi della serie, considerandoli ormai quasi come vicini di casa!
Ho trovato particolarmente coraggiosa la decisione dell'autrice di affrontare un argomento del genere, attribuendogli un significato decisamente più profondo di quando possa sembrare all'apparenza, tanto che le similitudini con i terremoti accaduti davvero sul territorio italiano negli ultimi anni e, soprattutto, i riferimenti alla ricostruzione post sisma non possono passare inosservati.
Ancora più che nei titoli precedenti ho riscontrato uno stile di scrittura estremamente poetico: alcuni passaggi mi hanno incantata per la delicatezza e la dolcezza che mi hanno trasmesso, in poche righe è stato reso perfettamente un senso di malinconia che, spesso mitigato da battute e ironia, ha comunque pervaso tutta l'opera.
Non mi aspettavo assolutamente l'evento che accade verso la fine del libro che riguarda il personaggio secondo me migliore del libro, cioè Letizia, che si è riconfermata un concentrato di saggezza e tenerezza. Non mi sono piaciuti Belinda e Francesco e, in particolare, non ho apprezzato il loro rapporto e i reciproci comportamenti.
Il caso investigativo è passato sottotono e non mi ha coinvolta, la soluzione dell'omicidio mi è sembrata banale e sicuramente scontata, pur trovando simpatico come sempre il maresciallo Saltalamacchia.
Voto: 4/5
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