Autore: Eloy Moreno
Editore: Corbaccio
Formato: eBook
Pagine: 335
ISBN: 9788867002443
Un uomo esce di casa per andare a lavorare. Ha una vita normale, di quelle che si possono considerare «fortunate»: ha una moglie, un lavoro, degli amici. E ha anche una ragione particolare per sentirsi felice: ha un macchina nuova. Ma all'autogrill dove si ferma per fare colazione gliela rubano. Ed è l'inizio di una vicenda sconvolgente, che lo porterà a perdere tutto: portafogli, cellulare, carte di credito, in una truffa perfettamente organizzata... Ma chi è il regista di questa operazione? E qual è il suo scopo? Smarrito ma incuriosito al tempo stesso, il protagonista cerca di venire a capo di questa vicenda, incontrando nel suo cammino persone apparentemente comuni, come lui, come lui intrappolate in una vita che credono di volere, e senza più la forza di sognare. Fino a quando, nei modi più inaspettati, si trovano di fronte alla possibilità di ricominciare tutto daccapo. Magari, grazie a un furto...
La prima cosa che si nota di questo romanzo è sicuramente la copertina, ma già dalle prime pagine ci si rende conto che l'aria di spensieratezza suggerita è, in realtà, un inganno che nasconde una morale profonda. Questo libro, infatti, è stato in grado di farmi commuovere già dopo le prime venti pagine, raccontando una perdita nella quale mi è stato impossibile non immedesimarmi.
Chiusa questa parentesi emotiva, che in quel momento mi è sembrata quasi slegata dalla vicenda principale, la narrazione prende il via mostrandoci quello che sembra un classico racconto basato su un furto e sulla ricerca dei colpevoli. Invece, andando avanti, la trama si fa sempre più surreale, tanto che per buona parte proprio non sono riuscita a capire dove l'autore volesse arrivare. Poi è subentrata la curiosità di capire, sapendo (o meglio, sperando!) di trovare una spiegazione per tutto. Questo voler tirare la storia fino alla fine svelando qualcosa di tanto in tanto ma, nel contempo, nascondendo molto altro è sicuramente quello che mi è piaciuto meno del libro.
La stile di scrittura è scorrevole e i capitoli sono brevi, tutti i luoghi e i personaggi non hanno nomi e, paradossalmente, in questo modo è piuttosto semplice identificarsi con loro e adattare alla nostra situazione quello che stiamo leggendo. Alla fine dell'opera, infatti, ci si ritrova vittime di un viaggio introspettivo che, in modo più o meno palese, siamo stati costretti ad affrontare.
Il protagonista è un uomo come tanti, con un lavoro e una vita comune, i problemi quotidiani lo hanno allontanato dai veri valori e, personalmente, non mi è risultato particolarmente simpatico. Mi è invece piaciuta molto l'idea di raccontare le storie dei personaggi secondari intervallandole con il racconto del presente. In questo modo si viene catapultati nei ricordi e, anche se all'inizio è difficile trovare il filo logico che unisce tutto, andando avanti ogni tassello trova il suo posto nella storia e nell'Isola. Il musicista è sicuramente colui che mi ha colpita maggiormente: si dimostra una guida esperta e capace, una spalla che rende la lettura piacevole e una fonte di speranza.
A volte basta poco per apprezzare le piccole cose ma troppo spesso ce ne dimentichiamo, questo romanzo che si apre con un grande dolore si è rivelato un inno alla vita e alla semplicità e mi ha sorpresa come mai avrei immaginato quando l'ho avuto davanti agli occhi per la prima volta.
Voto: 4,5/5
Chiusa questa parentesi emotiva, che in quel momento mi è sembrata quasi slegata dalla vicenda principale, la narrazione prende il via mostrandoci quello che sembra un classico racconto basato su un furto e sulla ricerca dei colpevoli. Invece, andando avanti, la trama si fa sempre più surreale, tanto che per buona parte proprio non sono riuscita a capire dove l'autore volesse arrivare. Poi è subentrata la curiosità di capire, sapendo (o meglio, sperando!) di trovare una spiegazione per tutto. Questo voler tirare la storia fino alla fine svelando qualcosa di tanto in tanto ma, nel contempo, nascondendo molto altro è sicuramente quello che mi è piaciuto meno del libro.
La stile di scrittura è scorrevole e i capitoli sono brevi, tutti i luoghi e i personaggi non hanno nomi e, paradossalmente, in questo modo è piuttosto semplice identificarsi con loro e adattare alla nostra situazione quello che stiamo leggendo. Alla fine dell'opera, infatti, ci si ritrova vittime di un viaggio introspettivo che, in modo più o meno palese, siamo stati costretti ad affrontare.
Il protagonista è un uomo come tanti, con un lavoro e una vita comune, i problemi quotidiani lo hanno allontanato dai veri valori e, personalmente, non mi è risultato particolarmente simpatico. Mi è invece piaciuta molto l'idea di raccontare le storie dei personaggi secondari intervallandole con il racconto del presente. In questo modo si viene catapultati nei ricordi e, anche se all'inizio è difficile trovare il filo logico che unisce tutto, andando avanti ogni tassello trova il suo posto nella storia e nell'Isola. Il musicista è sicuramente colui che mi ha colpita maggiormente: si dimostra una guida esperta e capace, una spalla che rende la lettura piacevole e una fonte di speranza.
A volte basta poco per apprezzare le piccole cose ma troppo spesso ce ne dimentichiamo, questo romanzo che si apre con un grande dolore si è rivelato un inno alla vita e alla semplicità e mi ha sorpresa come mai avrei immaginato quando l'ho avuto davanti agli occhi per la prima volta.
Voto: 4,5/5
Partecipo a:
Tutti a Hogwarts con le 3 Ciambelle: Tassorosso - Lumaclub - Cappello parlante
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