martedì 4 giugno 2019

[Libri] Ogni riferimento è puramente casuale di Antonio Manzini


Titolo: Ogni riferimento è puramente casuale
Autore: Antonio Manzini
Editore: Sellerio
Pagine: 272
ISBN: 9788838939471

Tra realismo grottesco e thriller psicologico sette racconti sull'industria culturale, critici, sarcastici, che idealmente si ricollegano alla visione polemica di Sull'orlo del precipizio contro il cinismo e la speculazione che minacciano la libertà dei libri; ma in essi soprattutto si sente l'inventiva di un grande scrittore e la capacità di attrarre e imprigionare nella purezza del raccontare.


Pensando a  Manzini viene spontanea l'associazione a Rocco Schiavone, l'irriverente vicequestore protagonista della famosa serie e, probabilmente per questo, ammetto che questa raccolta di racconti ha un po' deluso le mie aspettative. L'ho iniziata consapevole del diverso tema trattato ma pensavo di trovare uno stile dell'autore simile a quanto conosciuto, cosa che invece è accaduta solo in parte.
Ciò che ho apprezzato del libro è stata la forma veloce e accattivante che me lo ha fatto portare a termine velocemente. Inoltre, ho trovato piacevole la struttura dell'opera, suddivisa in sette racconti nei quali, sicuramente, non manca l'ironia ma, cosa che a me ha fatto storcere un po' il naso, purtroppo si sfocia spesso in un cinismo eccessivo spesso ai limiti del grottesco.
Attraverso alcune figure carismatiche l'autore è riuscito a coprire tutti i ruoli principali che ruotano nel mondo dell'editoria, descrivendo un mondo fatto di sotterfugi, grandi speranze e promesse disattese.
I racconti che mi hanno colpita maggiormente sono stati "Lost in presentation", "Critica della ragione" e "La parete azzurra", il primo con protagonista un giovane autore emergente che si trova risucchiato dal vortice delle presentazioni del suo libro, il secondo incentrato sulla figura di un critico letterario e sul suo sarcasmo, il terzo dedicato a un ragazzo che decide di intraprendere il mestiere di libraio. Le situazioni descritte, per quanto indirettamente collegate, sono molto diverse tra loro, così come i finali, tuttavia le ho trovate molto realistiche e, soprattutto nel'ultimo caso, mi è piaciuto il senso di ottimismo lasciato. Al contrario, le storie che mi sono piaciute meno, proprio perché cariche di tensione e decisamente esagerate nei modi e nelle descrizioni, sono state "Racconto andino", dove protagonisti sono un agente letterario e un editore che si trovano a gestire una difficile situazione con un autore sui generis e con la figura del ghostwriter e "È tardi", gradevole nel suo humor nero ma estremamente pessimista.
Ho trovato simpatica l'idea di trasformare i "ringraziamenti" in un ulteriore capitolo, una sorta di critica sbeffeggiante a quanto si legge sui classici romanzi che camuffa le reali intenzioni di Manzini, così come il colpo di coda finale con l'ultimo divertente racconto che ci pone davanti le illusioni di una lettrice e, al suo fianco, metaforicamente ci riporta alla realtà.
Voto: 3,5/5

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